giovedì 18 giugno 2009

Boicottaggio 45a Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro


Campagna Palestina Solidarietà boicotta la 45° mostra internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro
Domenica 21 giugno, in occasione dell'inaugurazione della 45° Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro, ne è stata contestata l'apertura con una manifestazione di protesta diretta contro la scelta degli organizzatori, di dedicare una sezione del Festival al cinema israeliano.
"La campagna Palestina Solidarietà" ha appeso uno striscione con la scritta "Basta con l'occupazione della Palestina", davanti al cinema Sperimentale per protestare contro la collaborazione dell'Israel Film Fund direttamente collegato con le istituzioni governative israeliane.
L’appello della Campagna Palestina Solidarietà al boicottaggio del festival del cinema di Pesaro, ha raccolto decine e decine di adesioni di singoli e associazioni nazionali e locali che non vogliono limitarsi alle parole ma solidarizzano con il popolo palestinese in maniera concreta.
Ci rivolgiamo a tutti gli spettatori del Festival del Cinema.
Riconosciamo il ruolo svolto dalla Mostra Internazionale del Nuovo Cinema nella storia della città di Pesaro ma, oggi, la situazione dei palestinesi è drammatica, come dimostrato dai 1400 morti dell’operazione militare israeliana “Piombo Fuso” nella Striscia di Gaza.
Un centinaio di vittime (tra cui donne e bambini) nella sola Rafah, città gemellata con Pesaro.
Coerentemente con le linee guida della Campagna Palestinese per il boicottaggio accademico
e culturale di Israele (PACBI) il boicottaggio non è rivolto ai singoli film, ai loro registi o più in generale all’opera cinematografica ma alla presenza di un ente israeliano (Israel Film Fund)
direttamente collegato con le istituzioni governative israeliane.
Come organizzazioni attive nella solidarietà con il popolo palestinese e per una pace giusta in Medio Oriente ci preme ricordare che Pesaro è gemellata da alcuni anni con la città palestinese, situata nella Striscia di Gaza, di Rafah.
Questa città è stata duramente colpita durante l’operazione militare israeliana “Piombo Fuso” di alcuni mesi fa, sono centinaia i civili morti o feriti durante i bombardamenti e centinaia le case distrutte o danneggiate.
"... L'appello al boicottaggio delle istituzioni culturali israeliane proviene da molti palestinesi: scrittori, artisti, iornalisti, giuristi, accademici, sindacalisti, insegnanti. Viene visto come "un contributo alla lotta per porre fine all'occupazione, alla colonizzazione e al sistema di apartheid israeliano nei Territori Palestinesi". Chi siamo noi per non prestare ascolto al loro appello?....
(KEN LOACH)
NELSON MANDELA PER LA PALESTINA
*dalla lettera di Nelson Mandela al giornalista del New York Times, vincitore di tre premi Pulitzer, Thomas Friedman
“… Israele ha dimostrato di non avere alcuna intenzione di restituire i territori occupati nel 1967; che gli insediamenti sarebbero rimasti, Gerusalemme sarebbe stata sotto l’esclusiva sovranità israeliana e che i palestinesi non avrebbero mai avuto uno stato indipendente, ma sarebbero stati per sempre sotto il dominio economico israeliano, con
controllo israeliano su confini, terra, aria, acqua e mare. Israele non pensava ad uno
“stato”, ma alla “separazione”.…
Per quanto riguarda l’occupazione israeliana della West Bank e di Gaza, vi è un fattore aggiuntivo.
Le cosiddette “aree autonome palestinesi” sono bantustans.
Sono entità ristrette entro la struttura di potere del sistema di apartheid israeliano.
… non sarò più indulgente con te come lo sono i tuoi sostenitori. Se vuoi la pace e la
democrazia, ti sosterrò. Se vuoi l’apartheid formale, non ti sosterrò. Se vuoi supportare la discriminazione razziale e la pulizia etnica, noi ci opporremo a te.Quando deciderai cosa fare, chiamami....”
(Nelson Mandela)



Campagna Palestina Solidarietà





mercoledì 17 giugno 2009

Boicottaggio dell'economia di guerra israeliana














PERCHE’ BOICOTTEREMO LA 45° MOSTRA INTERNAZIONALE DEL NUOVO CINEMA DI PESARO
"...Con Gaza isolata dal resto del mondo da più di due anni e la creazione di un sistema di “riserve indiane” in tutta la Cisgiordania, la Palestina oggi è diventata il banco di prova della nostra umanità, sono queste le motivazioni che ci spingono a rispondere alla chiamata al boicottaggio del Campagna palestinese per il boicottaggio accademico e culturale di Israele (PACBI)..."

PERCHE’ BOICOTTEREMO LA 45° MOSTRA INTERNAZIONALE DEL NUOVO CINEMA DI PESARO
La Campagna Palestina Solidarietà, costituita da associazioni e singoli che da anni lavorano per una pace giusta in Medio Oriente e contro l’occupazione israeliana, accogliendo l’appello al boicottaggio lanciato dalla Campagna Palestinese per il boicottaggio accademico e culturale di Israele (PACBI), boicotterà la 45° Mostra Internazionale del Nuovo Cinema che ha in programma una retrospettiva sul cinema israeliano organizzata con il supporto dell’Israel Film Fund.
Dopo aver chiesto invano spiegazioni sulle modalità di svolgimento dell’ evento all’amministrazione comunale di Pesaro e all’organizzazione del festival cinematografico abbiamo deciso di esprimere, con un boicottaggio non-violento della rassegna cinematografica pesarese, il nostro diritto di critica alla politica israeliana di occupazione e colonizzazione della Palestina.
Coerentemente con le linee guida della Campagna Palestinese per il boicottaggio accademico e culturale di Israele (PACBI) il boicottaggio non è rivolto ai singoli film, ai loro registi o più in generale all’opera cinematografica ma alla presenza di un ente israeliano (Israel Film Fund) direttamente collegato con le istituzioni governative israeliane.
Come organizzazioni attive nella solidarietà con il popolo palestinese e per una pace giusta in Medio Oriente ci preme ricordare che Pesaro è gemellata da alcuni anni con la città palestinese, situata nella Striscia di Gaza, di Rafah.
Questa città è stata duramente colpita durante l’operazione militare israeliana “Piombo Fuso” di alcuni mesi fa, sono centinaia i civili morti o feriti durante i bombardamenti e centinaia le case distrutte o danneggiate.
Oggi, sessanta anni dopo l’espulsione dei palestinesi del 1948 e 41 anni dopo l’occupazione da parte d’Israele dei cosiddetti “territori del ’67”, la condizione d’oppressione che lo stato israeliano impone al popolo palestinese si è fatta ancora più pesante, come dimostrato dalla chiusura della Striscia di Gaza e dall’operazione militare “Piombo Fuso”.
Questa operazione militare ha provocato più di 1400 morti, migliaia di feriti e danni incalcolabili alle già precarie infrastrutture civili della Striscia di Gaza.
L’utilizzo d’armi illegali da parte dell’esercito israeliano durante l’operazione “Piombo fuso” è oggi al vaglio di numerose agenzie internazionali per i diritti umani, le stesse Nazioni Unite hanno chiesto un’accurata indagine indipendente e l’attuale Relatore Speciale delle Nazioni Unite per i Diritti Umani nei territori palestinesi occupati, Richard Falk, ha parlato apertamente di crimini di guerra.
Tutto questo mentre, nella Cisgiordania occupata, l’attività coloniale israeliana continua implacabile con la costruzione di migliaia d’unità abitative e nuove colonie e con la continua confisca di terre palestinesi, come avviene in questi giorni in alcuni villaggi nei pressi di Betlemme.
A partire dal dicembre 2007, nella sola area di Gerusalemme Est occupata, Israele ha pianificato la costruzione di 13.000 nuovi appartamenti, mentre la demolizione di case palestinesi procede senza sosta.
Dal 1967 Israele ha demolito, in violazione della Convenzione di Ginevra, circa 24.000 case nei territori palestinesi occupati, di cui 1.600 tra il gennaio 2000 e il settembre 2007.
Con la sua condotta Israele ha ripetutamente violato la legalità internazionale che nega allo stato occupante qualsiasi modifica territoriale, demografica, sociale e culturale nelle zone occupate ed ha realizzato un vero e proprio regime di Apartheid nei Territori Palestinesi.
Al riguardo l’ex Relatore Speciale ONU per i Diritti Umani, John Dugard, ha più volte dichiarato che le politiche israeliane nei territori palestinesi occupati sono paragonabili a quelle dell’Apartheid in Sud Africa.
Come sottolinea la Campagna Palestinese per il boicottaggio accademico e culturale di Israele (PACBI)“ … Dati i decenni di oppressione continua, la società civile palestinese invita le persone di coscienza in tutto il mondo a prendere posizione e sostenere la nostra lotta per la libertà e la concretizzazione dei nostri diritti politici, umani e nazionali inalienabili, accogliendo il nostro appello a: boicottaggio, disinvestimento e sanzioni contro Israele fino a che esso non riconosca i diritti dei palestinesi e si adegui alle leggi internazionali. … registi, artisti e uomini di cultura palestinesi sostengono questo appello e hanno invitato i loro colleghi nel mondo a boicottare le istituzioni artistiche e culturali israeliane, a causa della complicità di queste ultime nel perpetuare l’occupazione israeliana e altre forme di oppressione contro il popolo palestinese. …da tutto il mondo gruppi di artisti, attori teatrali, registi, studenti e studiosi hanno unito i loro sforzi per esprimere solidarietà ai palestinesi che vivono in occupazione, per condannare i crimini di guerra israeliani e il regime di apartheid e per invocare una azione politica efficace, come il boicottaggio, le campagne di disinvestimento e le sanzioni (in sigla BDS). …”
Con Gaza isolata dal resto del mondo da più di due anni e la creazione di un sistema di “riserve indiane” in tutta la Cisgiordania, la Palestina oggi è diventata il banco di prova della nostra umanità, sono queste le motivazioni che ci spingono a rispondere alla chiamata al boicottaggio della Campagna palestinese per il boicottaggio accademico e culturale di Israele (PACBI).

Campagna Palestina Solidarietà

Per aderire all'appello al boicottaggio, invia un email con le motivazioni a:
CI UNIAMO AL BOICOTTAGGIO DELLA 45° MOSTRA INTERNAZIONALE DEL NUOVO CINEMA DI PESARO
L'associazione Ya Basta! Italia si riconosce nell'appello per il boicottaggio della 45° Mostra Internazionale del Nuovo Cinema e la sua retrospettiva sul cinema israeliano organizzata con il supporto dell'Israel Film Fund, lanciato dalla Campagna Palestina Solidarietà e che segue l'invito al boicottaggio della Campagna Palestinese per il boicottaggio accademico e culturale di Israele (PACBI).
Il boicottaggio, un mezzo di non violenza attiva contro la decennale occupazione israeliana e la politica coloniale dei suoi governi, non è rivolto ai singoli film, ai loro registi o più in generale alle opere cinematografiche ma alla presenza di un ente (Israel Film Fund) direttamente collegato con le istituzioni governative israeliane.
Ogni giorno i media internazionali riportano notizie che rafforzano la necessità di mettere in atto un boicottaggio reale di Israele e vi sono notizie che non possono passare inosservate a chi, come noi della associazione Ya Basta!, si occupa dei diritti fondamentali dei popoli in lotta.
In un rapido elenco esponiamo tre piccoli esempi del perché boicottare Israele e i suoi organismi economici, culturali e accademici:
- 23 maggio il sito Lettera 22 informa che la seduta inaugurale del Palfest, il Palestinian Literature Festival, è stata bloccata dall'intervento della polizia israeliana che ha impedito l'incontro al Palestinian national theatre, nella zona est di Gerusalemme, la zona araba.
- 24 maggio l'israeliano Channel 10 riporta la notizia che l'istituto scolastico Carmel Academic Center di Haifa chiuderà un corso perché la maggioranza degli iscritti sono palestinesi con cittadinanza israeliana.
- 5 giugno il giornale israeliano Haaretz informa che i soldati israeliani hanno ucciso un palestinese che protestava pacificamente contro la costruzione del muro nel villaggio di Ni'lin. Yousef Akil Srour è il quinto dimostrante palestinese che viene ucciso in questo villaggio mentre il 13 maggio l' attivista americano per i diritti umani, Tristan Anderson, era stato ridotto in coma profondo da un lacrimogeno sparato da breve distanza.
Come Nelson Mandela in una sua lettera affermiamo che "..Israele ha privato milioni di palestinesi della loro proprietà e della loro libertà. Ha perpetuato un sistema di grave discriminazione razziale e disuguaglianza. Ha sistematicamente incarcerato e torturato migliaia di palestinesi, contro tutte le regole della legge internazionale... Se vuoi la pace e la democrazia, ti sosterro'. Se vuoi l'apartheid formale, non ti sosterro'. Se vuoi supportare la discriminazione razziale e la pulizia etnica, noi ci opporremo a te."
Il boicottaggio è un contributo alla lotta per porre fine all'occupazione, alla colonizzazione e al sistema di apartheid israeliano nei territori palestinesi occupati, è la nostra solidarietà al popolo palestinese.

Associazione Ya Basta! Italia

KEN LOACH"... L`appello al boicottaggio delle istituzioni culturali israeliane proviene da molti palestinesi: scrittori, artisti, giornalisti, giuristi, accademici, sindacalisti, insegnanti.
Viene visto come "un contributo alla lotta per porre fine all`occupazione, alla colonizzazione e al sistema di apartheid israeliano nei Territori Palestinesi".
Chi siamo noi per non prestareascolto al loroappello?..."
(Ken Loach)
NELSON MANDELA PER LA PALESTINA
*dalla lettera di Nelson Mandela al giornalista del New York Times, vincitore di tre premi Pulitzer, Thomas Friedman".
Israele ha dimostrato di non avere alcuna intenzione di restituire i territori occupati nel 1967; che gli insediamenti sarebbero rimasti, Gerusalemme sarebbe stata sotto l'esclusiva sovranità israeliana e che i palestinesi non avrebbero mai avuto uno stato indipendente, ma sarebbero stati per sempre sotto il dominio economico israeliano, con controllo israeliano su confini, terra, aria, acqua e mare.
Israele non pensava ad uno "stato", ma alla "separazione".
Per quanto riguarda l'occupazione israeliana della West Bank e di Gaza, vi è un fattore aggiuntivo.
Le cosiddette "aree autonome palestinesi" sono bantustans.
Sono entità ristrette entro la struttura di potere del sistema di apartheid israeliano.
".. non sarò più indulgente con te come lo sono i tuoi sostenitori.
Se vuoi la pace e la democrazia, ti sosterrò.
Se vuoi l'apartheid formale, non ti sosterrò. Se vuoi supportare la discriminazione razziale e la pulizia etnica, noi ci opporremo a te.
Quando deciderai cosa fare, chiamami...."
(Nelson Mandela) ...


WHY WE WILL BOYCOTT THE 45th “MOSTRA INTERNAZIONALE DEL NUOVO CINEMA DI PESARO”

The Palestine Solidarity Campaign - Marche, made up of associations and individuals working since years for a just peace in the Middle East and against the Israeli occupation, agrees to the call of the Palestinian Campaign for the Academic and Cultural Boycott of Israel (PACBI) for the boycott of the 45th Mostra Internazionale del Nuovo Cinema. The Festival in fact, will host a retrospective of the Israeli cinema in collaboration with the Israel Film Fund.
We asked in vain for explanations on the planning and execution of the event to the Municipality of Pesaro and to the organization of the Festival. Therefore, we decided to express our right to criticize Israeli policies of occupation and colonization of Palestine, with a nonviolent boycott of the Pesaro’s film festival.
Consistently with the principles of the Palestinian Campaign for the Academic and Cultural Boycott of Israel (PACBI), the call for the boycott is not about individual films, directors or in general the cinematography, but it is about the presence of an Israeli organization (Israeli Film Fund) directly linked to the Israeli government institutions.
As active associations in solidarity with the Palestinian people and for a just peace in the Middle East, we want to remember that the municipality of Pesaro, since years, is twinned with the Palestinian city of Rafah, in the Gaza Strip.
This city was hardly-hit during the Israeli military operation “Cast Lead” last months, which left hundreds of houses damaged or demolished, and which have killed or injured hundreds of civilians.
Today, sixty years after the eviction of the Palestinian in 1948 and 41 years after the Israeli occupation of the ‘67 Palestinian Territories, the ongoing Israeli oppression of the Palestinian people is increasing, as demonstrating by the closure of the Gaza Strip and the military operation “Cast Lead” that left over 1,440 Palestinians dead, thousands injured and caused serious damages to the already precarious civil infrastructures of the Gaza Strip.
Investigations into Israel’s use of illegal weapons during the operation “Cast Lead” are being conducted by numerous international human rights agencies.The UN itself called for an independent and accurate investigation and the actual UN Human Rights Special Rapporteur in the oPt Richard Falk, clearly accused Israel of war crimes.
As we write, Israel continues to build thousands of illegal houses and new only-Jewish colonies on occupied Palestinian land, and to confiscate Palestinian lands as it is happening in these days in some villages near Bethlehem.
By December 2007, just in the occupied East Jerusalem Area, Israel planned the construction of 13 000 new housing units, while it continues the endless process of demolition of Palestinian houses. By 1967, Israel demolished about 24 000 houses in the occupied Palestinian Territories, of which 1 600 between January 2000 and September 2007, all in violation of the ’49 Geneva Convention.
Israel has repeatedly violated international legality that prohibits any territorial, demographic, social and cultural change made by the occupier in the occupied areas. Israel has also established a real system of apartheid in the occupied Palestinian territories. With regard to this, the former UN Special Rapporteur for Human Rights in the oPt, John Dugard, announced that Israel's policies resemble those of apartheid in South Africa.
As the Palestinian Campaign for the Academic and Cultural Boycott of Israel (PACBI) underlines, “…In the face of decades of such unrelenting oppression, Palestinian civil society has called upon people of conscience throughout the world to take a stand in support of our struggle for freedom and the realization of our inalienable human and national political rights by heeding our call for boycott, divestment and sanctions against Israel until it recognizes Palestinian rights and fully complies with international law [2]. Virtually all Palestinian filmmakers, artists and cultural figures stand behind this call and have urged their colleagues worldwide to boycott Israeli cultural and arts institutions due to their complicity in perpetuating Israel's occupation and other forms of oppression against the Palestinian people… throughout the world, groups of artists, comedians, filmmakers, students and academics have consolidated their efforts to show solidarity with the occupied Palestinians, to condemn Israel’s war crimes and its apartheid regime, and to call for effective political action such as boycotts, divestment drives, and sanctions (BDS)…”
The two years lasting isolation of Gaza from the rest of the world and the creation of a “Red Indian reservations” system all over the West bank, make Palestine be today the testing ground of our humanity. That is why we answer to the call for the Palestinian Campaign for the Academic and Cultural Boycott of Israel (PACBI)


Palestine Solidarity Campaign
(Marche)

**If you want to subscribe the appel send a mail to this address
cps.palestina@gmail.com

Il Famatina non si tocca










La sete d’oro ci lascerà senza acqua
Il Famatina non si tocca: ll piqueto più alto del mondo

L’anello d’oro, che molte persone portano al dito, pesa fra i due e i tre grammi.
Per ottenerlo è stata utilizzata della dinamite, triturata mezza tonnellata di roccia e utilizzati milioni di litri d’acqua che rimarranno per sempre inquinati.
“L’oro è un lusso, e senza acqua non c’è vita” è questa l’equazione che fanno i tanti paesi, a ridosso delle Cordigliere delle Ande, a causa della miniera per estrarre l’oro.
A La Rioja, ( nel nord-ovest argentino), a 1.800 metri d’altitudine, troviamo il piquete più alto del mondo, dove gli abitanti della regione, creando un coordinamento di assemblee, si sono auto organizzati per resistere e dire no al progetto ( sponsorizzato dal governo ) di miniera a cielo aperto.
Nel marzo del 2007 a Peñas Negras di fronte al Monte della Famatina ( facente parte della cordigliera) i cittadini di questa regione, al grido del “Famatina non si tocca” bloccano la multinazionale Barrick Gold Corporation e il suo progetto, che porterebbe alla distruzione di montagne e all’ inquinamento da cianuro delle acque.
Carolina, una delle organizzatrici del movimento di protesta, è una insegnante di tecnologie della produzione, insieme a Roberto, nel 2006 frequenta un corso per assistenti geologi organizzato dalla provincia, ed è durante il corso che cominciano a prendere coscienza che un’impresa mineraria voleva stabilirsi nel Monte del Famatina .
Il docente (funzionario dalla Provincia), come racconta Carolina, rimane infastidito dalle domande poste da loro sul progetto minerario della multinazionale, e cerca di evaderle.
Un giorno all’uscita del corso, si sentono dire:
“.. non conviene che continuiate a frequentare il corso, si stà sviluppando un progetto molto importante e le vostre domande non servono..”, a questo punto si misero in allarme e iniziarono a cercare dati e informazioni su internet e man mano che leggevano, trovavano sempre più preoccupante quello di cui venivano a conoscenza, allora contattarono prima qualche amico e insieme decisero di creare un’assemblea pubblica http://www.ciudadanosporlavida.com.ar/,
con il passa parola riuscirono a convocare una prima riunione e poi un’altra di 50 persone, gli incontri si fecero numerosi e affollati, suscitando un grande interesse da parte degli abitanti.

Da Famatina ( 6.000 abitanti) si passa a Chilecito (40.000 abitanti), e si crea in poco tempo il coordinamento di assemblee.
Forse questa storia, può spiegare quello che è riuscita a fare una “semplice” assemblea, rompendo il silenzio su di un progetto speculativo con forti interessi economici nazionali e internazionali, e aiuti a comprendere ciò che Ya Basta cercherà di raccontare : una serie di esplorazioni, esplosioni, crolli e scoperte relazionate con l’oro; la ricchezza, la povertà, la democrazia , la politica, l’inquinamento e il futuro. http://www.youtube.com/watch?v=ptVdGi86deQ
Albert Einstein diceva: “Non si comprende veramente qualcosa se non sei capace di spiegarlo anche a tua nonna”
L’assemblea ha messo in pratica questo consiglio, e ora anche i ragazzi della scuola sono in grado di spiegarti che “la miniera a cielo aperto non è più quella dei tempi passati, una grande buca con delle gallerie scavate nel ventre della montagna, oggi si fa esplodere la montagna, il materiale roccioso viene trattato con cianuro per separare i vari minerali, questo tipo di procedimento, produce diversi tipi di inquinamento ambientale, inquinamento che può permanere per secoli, colpendo il terreno e le acque sotterranee di falda, generando malattie e morte nella popolazione e negli animali, come avviene nella provincia di Catamarca.
Se verrà realizzato il progetto dell’estrazione dell’oro nella Montagna di Famatina, questo comporterà l’utilizzazione di 1.000 litri d’acqua al secondo, in una zona arida alla quale manca già l’acqua per il consumo potabile e per l’agricoltura, oltre l’inquinamento ambientale.
Inoltre a progetto completato, quello che rimarrà dopo l’estrazione mineraria (dell’oro) sarà un enorme cratere al posto di una bellissima montagna.
I politici e il governo sostengono l’impresa perché hanno un loro tornaconto economico.
Dobbiamo fare qualcosa noi perché altrimenti ci rovineranno la nostra vita e quella delle generazioni future”
Dal 10 marzo 2007 c’è un picchetto ( all’inizio operante 24 ore su 24, oggi si fa un controllo non permanente a turni e al primo allarme, i vicini sono sempre pronti per arrivare sul luogo del picchetto a Peñas Negras al suono delle campane che la parrocchia mette a diposizione per questi casi http://lavaca.org/notas/la-rioja-agresion-a-cielo-abierto/ ) per controllare l’accesso al cantiere minerario.
L’assemblea è riuscita ad ottenere che il Consiglio (legislatura) Provinciale di La Rioja legiferasse una legge che proibisce la realizzazione della miniera a cielo aperto, un precedente che può essere significativo in un momento nel quale La Cordigliera delle Ande sembra essere zona franca per le speculazioni minerarie delle multinazionali.
Questo accade a causa di una guerra interna fra politici, infatti la disputa contro la miniera a cielo aperto scoppia all’interno dello stesso partito giustizialista ( peronista) che è maggioranza .
I consiglieri della maggioranza ( giustizialista) approfittano della situazione per cacciare il governatore e lo denunciano accusandolo, fra le altre cose, di corruzione, il governatore Mazza cerca di resistere agli attacchi politici simulando sostegno all’assemblea, ma il suo gioco non è riuscito .
La situazione si può definire cosi:
la multinazionale, Barrick Gold, aveva ottenuto la concessione per l’esplorazione del Famatina, tramite la Yamira (Yacimientos Mineros Riojanos), impresa che prima è stata una società di economia mista pubblica e privata (90% statale) poi trasformata in società anonima ( con l’80% delle azioni finite in mani private).
La mutazione societaria è denunciata dai politici ( dello stesso partito di Mazza) che sono capeggiati dal vice governatore per destituire Mazza, accusato di avere concesso alle multinazionali, in maniera tanto generosa, la miniera che era dello stato.
E’ molto probabile che il governatore Mazza sia uno dei principali azionisti della Yamira, e il governo nazionale a questo punto, per non essere troppo coinvolto, decide, anche se a malincuore, di allontanare Mazza.
Ma tutti sono consapevoli che la legge è stata un strumento per cacciare il governatore e che la volontà del governo non è quella di mantenerla.
Ya Basta! è andata a La Rioja , a Chilecito e a Famatina, è stata ospite di alcuni attivisti dell’assemblea .
Gabriela intervistata racconta:
Da tre anni, quando abbiamo cominciato questa battaglia abbiamo percorso diverse tappe, la prima cosa da fare era iniziare una ricerca e documentarsi… qui da noi non c’è una cultura mineraria, bisogna risalire a cento anni fa, per avere notizie di una estrazione mineraria, ma con metodi di “escavazione tramite tunnel” ( che comunque hanno lasciato solo malattie e vedove) ora le multinazionali attuano nuove metodologie che sono altamente distruttive e inquinanti per la natura.
Quando Carolina e Roberto frequentano il corso di geologia, iniziano a fare ricerca sulla metodologia attuale per estrarre minerali, che come dicevamo è altamente distruttiva e inquinante, e inoltre bisogna parlare anche del saccheggio economico del territorio, perchè quando prendiamo i dati sui benefici fiscali, che vengono concessi alle multinazionali, soprattutto dopo le leggi degli anni ‘90, è chiarissimo che queste leggi permettono che le stesse abbiano enormi benefici fiscali, scarsi controlli, lasciando irrisori benefici per il territorio.
Il Famatina ha minerali diversi, ma la Barrick Gold con il suo progetto è interessata all’estrazione dell’oro.
Il metallo è “disseminato”, e questo in termine geologico, viene chiamato di “bassa lega” cioè quando il metallo è sparso .. , il metodo per estrarlo è quello di utilizzare dinamite per rompere grandi quantità di rocce, in pratica distruggono le montagne, le rocce vengono poi triturate fino a farle diventare polvere, come farina.
Per riuscire a fare questo tipo di processo di estrazione metallifera, hanno necessità di consumare grandi quantità di energie, per poi passare al processo di “licibiacion” ( operazione di corrosione per separare l’oro dalle rocce) , che consiste nell’annaffiare letteralmente la polvere di roccia ottenuta, con grandi quantità di acqua, diluita con sostanze chimiche, fra queste il cianuro, che ha la proprietà di separare l’oro dalle rocce, una volta che l’oro è stato separato, tutta la scoria rimanente, impregnata di cianuro, viene depositata in grandi buche poste nelle montagne, che vengono chiamate “diga di coda”; bisogna ricordare che tutta la zona montuosa dell’Argentina ( soprattutto La Rioja , San Juan e Mendoza) è altamente sismica e in permanente movimento, ma loro sostengono che queste “dighe di coda” hanno una membrana , che impedisce al materiale di scarto inquinato di filtrare nelle falde acquifere.
Detto questo, bisogna considerare che l’Argentina ha uno degli indici più alti di corruzione della classe politica, e che i controlli tecnici da parte dello stato sono quasi inesistenti, oltre a questo abbiamo l’esperienza diretta della provincia di Catamarca dove da 10 anni un’impresa estrae il rame, lasciando un territorio devastato, l’impresa è stata denunciata e un pubblico ministero della provincia di Tucuman segue la causa di un gerente dell’impresa per inquinamento, questo processo adesso è bloccato nei tribunali federali di Buenos Aires, e attualmente come movimenti stiamo denunciando che la causa viene ostacolata, perchè questa è la prova più chiara che le miniere inquinano i corsi d’acqua .
Per questo in ogni città e paesino di La Rioja sono state create delle assemblee, sono nate in principio a Famatina, poi mano a mano si sono allargate in tutta la provincia, lavoriamo anche in forma articolata in rete, con altre organizzazioni a livello nazionale, tutte le attività, esperienze e azioni svolte localmente in ogni territorio le uniamo quando ci ritroviamo negli incontri nazionali dell’UAC (Unione Assemblee Cittadine) che si svolgono in diversi punti del paese tre volte all’anno, in questi incontri si articolano azioni relazionate con vari tipi di battaglie che hanno diversi contenuti: dai diritti umani, alle questioni ambientali, alla lotta per la terra, contro gli OGM ecc…
Anche nell’ultimo incontro, svoltosi alla fine di aprile a San Juan, http://lavaca.org/notas/la-uac-en-barricklandia/ abbiamo potuto assistere alle provocazioni del governo, che ha cercato di organizzare con i minatori una contro manifestazione che appoggiata dai giornali, doveva apparire come lo scontro fra movimenti pro e contro la miniera, http://lavaca.org/notas/san-juan-barricklandia-ataca/ ma la manifestazione è andata bene, nonostante si sia cercato di istigare alla violenza, non abbiamo permesso di cadere in quel meccanismo.
In quell’occasione in testa al corteo avevamo: il premio Nobel per la Pace Perez Esquivel, Osvaldo Bayer e Nora Cortiñas de Madres Plaza de Mayo LF, persone molto impegnate nei diritti umani e questo ci ha dato l’opportunità di legittimare ancora di più la nostra battaglia. Perez Ezquivel ha preso la parola e ha spiegato molto chiaramente ai minatori presenti, che non siamo contro la generazione dei lavoratori della miniera o del progresso ( la classica motivazione di critica istituzionale ) se non che siamo a favore della vita e che queste scelte politiche impoveriscono le popolazioni lasciando solo l’alternativa di andare a chiedere un lavoro alle miniere per poter sopravivere.
In questa ultima assemblea dell’UAC ad esempio è stato deciso di denunciare ciò che è successo il 14 aprile a due compagne della nostra assemblea, che sono state aggredite da funzionari del governo, mentre erano a Piedras Negras a garantire con la loro presenza, il controllo e la salvaguardia del territorio dal basso
http://www.youtube.com/watch?v=ZfTa-mlfsBM&feature=related
Al momento dobbiamo prendere atto, che la repressione aumenta giorno dopo giorno, cercano di criminalizzare la nostra resistenza , di intimidirci, siamo perseguitate, controllate, e soffriamo la repressione violenta come le nostre compagne che sono imputate nonostante loro siano state aggredite da funzionari dell’assessorato alla miniera della provincia e dell’assessorato all’ambiente, perciò denunciamo fortemente la criminalizzazione contro la protesta civile.
Nella UAC si è anche deciso di considerare azioni giudiziarie, di trovare il modo di fare interpellanze, a livello provinciale e nazionale, di denunciare la situazione del Famatina in ambiti internazionali, come violazione dei diritti umani, perché la questione è di una grande complessità perché la politica mineraria in Argentina è diventata una politica di stato, infatti questa politica viene difesa, e anche imposta dalla presidente Cristina Fernandez Kirchner tanto che la Barri Gold ha finanziato la sua campagna elettorale, per questo stiamo denunciando che lo Stato, imponendo la politica mineraria sta violando i Diritti Umani , sta condannando e diventando complice del saccheggio e dell’inquinamento che subiscono le popolazioni, soprattutto i popoli della cordigliera .
Anche nelle scuole arriva la propaganda, tanto che si stanno elaborando dei materiali didattici per fare in modo che la tematica della miniera entri anche nelle scuole, come il libro “il minerito” che stanno provando a inserire nel programma didattico, e noi docenti cercheremo di strutturare del materiale informativo per far si che gli studenti possano avere la possibilità di una visione oggettiva.
Le multinazionali si muovono con concetti di sviluppo basati sulla quotazione del metallo e delle cifre che si possono guadagnare nella borsa , a loro non interessa se le comunità che vivono intorno alla miniera, sono colpite, come nel caso di La Rioja, a Chilecito e Famatina, ci sono delle valli a vocazione agricola, viviamo della produzione agricola (produzione di vino , noci, olive , olio di oliva), abbiamo poca acqua e se la poca che rimane deve essere anche contaminata è chiaro che è in pericolo il futuro della nostra valle .. in queste terre c’è anche una grande produzione artigianale e tutto ciò porterà alla scomparsa di queste piccole realtà ecosostenibili: economie artigianali, piccoli produttori locali, che sono diversi da i grandi produttori, che hanno perennemente sussidi dal governo e che per questo motivo se ne stanno zitti, consapevoli che questo disastro colpirà anche loro.
I piccoli produttori, quelli che allevano animali sotto la montagna, che vivono di questo, non hanno nessuno che parli a loro nome, forse non hanno nemmeno possibilità di accedere ai mezzi di comunicazione, è anche per questo che le assemblee portano avanti questa battaglia, per essere la voce dei senza voce.
In questo momento siamo in una fase che ha due volti, da una parte il governo che di fronte alla crescita di questo movimento ha una risposta molto più dura, finora cercavano solo di squalificarci accusandoci di eco-terrorismo , di essere dei provocatori , dei perturbatori sociali .. ora alle parole seguono i fatti, voglio dire con questo che nelle ultime manifestazioni pacifiche ( d’altronde come sono tutte le nostre manifestazioni) hanno mandato la polizia a reprimere, abbiamo delle compagne che sono state arrestate, questa è un’assemblea dove la maggior parte degli attivisti integranti sono donne .. e sono le donne che preferiscono colpire.
Alcuni mesi fa, una donna di 67 anni che partecipava insieme a sua figlia in maniera pacifica è stata arrestata e poi portata in ospedale, ricoverata in rianimazione, perché ha avuto uno scompenso di salute .
Il prossimo 28 giugno, in Argentina si tengono le elezioni per il rinnovo della camera dei deputati, per il parlamento nazionale e provinciale, e i funzionari di governo che oggi hanno una carica istituzionale, e che in un primo momento hanno sostenuto la nostra lotta per la difesa della vita e dell’ambiente, mano mano, seguendo le indicazioni del governo, hanno cambiato posizione…oggi il governo è in difficoltà perché queste stesse persone che oggi dovrebbero candidarsi sono totalmente delegittimate, perché la gente ha capito il modo strumentale del loro comportamento e questo mette totalmente a rischio la loro elezione, in un momento nel quale il governo avrebbe bisogno della loro presenza nel parlamento, questi personaggi non avranno dei voti.”
Nel video “Cielo abierto” un documentario di Carlos Ruiz, http://www.youtube.com/watch?v=o8RCcp3oOik che racconta in maniera molto ben dettagliata la battaglia dell’assemblea di Famatina, si può capire molto bene la situazione, dove emerge la difficoltà delle istituzioni a sostenere “i benefici” del progetto di fronte ad una assemblea della “società civile” molto ben preparata sull’argomento, che puntualmente pone in evidente contraddizione gli argomenti a favore del progetto.
Fra le diverse testimonianze vogliamo riportare quella di Jenny una delle assembleiste che dice:
“…Noi vogliamo preservare il Famatina con i suoi ghiacciai, con l’acqua e il paesaggio, la nostra aria e la nostra terra agricola. Noi non vogliamo diventare minatori, noi non accettiamo di essere minatori, e crediamo nel “consenso sociale” e nella autodeterminazione dei popoli, siamo convinti che i nostri governanti devono, anche se a loro non piace, accettare la decisione dei popoli..”
Le azioni del movimento non si fermano, in ogni incontro pubblico, dove appaiono rappresentanti di governo, l’assemblea è presente con striscioni e interventi contro la miniera a cielo aperto, come sabato 16 maggio, quando Oscar Lhez, Assessore alla Miniera della provincia di La Rioja, (nonostante la popolazione abbia detto fermamente NO a concedergli il consenso sociale) prova senza risultati a pubblicizzare i benefici della miniera consegnando colorate magliette ai ragazzi che partecipavano al Campionato Provinciale di pallacanestro, da indossare sponsorizzando la Segreteria della Miniera, i giocatori ricevevano le maglie ma al momento della partita l’indossavano al rovescio.

Continuiamo a seminare… il cambiamento è possibile.. dicono.
Aqui manda el pueblo y el gobierno obedece!!
Ringraziamo il Collettivo La Vaca per la documentazione d'archivio , i contatti e la disponibilità. http://lavaca.org/

http://www.jorgelanata.com/

entrevista televisiva a Carina Díaz Moreno (Asamblea de Famatina)

http://www.noalamina.org/mineria-argentina-articulo2501.html

a cura di Susana Ciummelli - Ass.ne Ya Basta! Marche

martedì 16 giugno 2009

Madres de Plaza de Mayo a Jesi

Il 4 e 5 giugno scorsi, l’Associazione Ya Basta! Marche e il csoa TNT, hanno avuto il piacere di ospitare Nora Cortiñas a Jesi.
Nora Cortiñas, è un autorevole esponente delle “Madres Plaza de Mayo – L.F.”, di grande spessore politico e sociale, partecipa attivamente a livello internazionale a iniziative di movimento per la pace e per i diritti umani: come il FSM a Porto Alegre, il FSM Europeo e ultimamente, nel dicembre 2008 al 1° Festival Zapatista della Rabbia Degna in Chiapas.
Nora è da 10 anni titolare onoraria della cattedra di “potere economico e diritti umani” all’Università “UBA” di Buenos Aires.
Due mesi fa, durante una missione dell’associazione in Argentina, abbiamo avuto l’occasione di incontrarla, insieme al premio Nobel per la Pace, Perez Esquivel, ad una iniziativa del coordinamento nazionale argentino “UAC” (unione assemblee cittadine) a San Juan, Argentina.

Per questo, giovedì 4 giugno, Nora ha partecipato a un incontro pubblico presso il csoa TNT dove ha raccontato ai numerosi presenti, tra i quali molti giovani, l’inizio di una lotta per la verità che continua ancora oggi.
Suo figlio, Gustavo, che militava nel JP (gioventù peronista), scomparve nei pressi di una stazione ferroviaria della Provincia di buenos Aires, diventando suo malgrado, uno dei 30.000 desaparecidos, vittime della dittatura militare fascista argentina.
Il potere militare negò alla popolazione ogni diritto, generando un terrore che immobilizzò la volontà di un popolo, dove il reato più grave era pensare.
La storia delle Madres è una storia tinta di morte, ma anche di eroismo, dignità e di lotta per la loro realizzazione.
Da qui la sua lotta per la verità e la giustizia, un debito che è ancora aperto nella società argentina, e che la vede protagonista nelle lotte per i diritti umani.

Su proposta della Consulta per la Pace, venerdì 5 giugno, Nora Cortiñas è stata ricevuta dal Sindaco Fabiano Belcecchi, dal Vice Stefano Tonelli e dagli Assessori Valentina Conti e Gilberto Maiolatesi.
“La cittadinanza onoraria, ha spiegato il primo cittadino, concessa alle Madres de Plaza de Mayo ha una duplice valenza: dare vicinanza al dramma che queste madri continuano a vivere dopo 30 anni, e dare loro sostegno nella ricerca della verità e della giustizia, mantenendo viva la memoria storica di quanto accaduto in Argentina come per noi restano vivi i ricordi e i valori della Resistenza, della lotta al fascismo, della battaglia per la democrazia”.

Nora Cortiñas nel ricordare quei drammatici anni e il suo impegno costante attraverso la partecipazione a iniziative di coordinamento nazionale argentino per la ricerca della verità e per la lotta ai diritti umani, ha espresso la sua vicinanza al csoa TNT in questo momento problematico per la questione della sede: “ è un luogo di incontro politico-sociale e democratico di tanti giovani, ha detto rivolgendosi al Sindaco, un luogo da preservare”.
Nora attraversa i movimenti sociali perchè anche lei è parte di essi, con la degna rabbia di cui ci parlano gli zapatisti, la degna rabbia che dipinge di tutti i colori le strade dal basso e a sinistra.


Video interviste:

''Combattiamo per la memoria dei nostri figli''
http://www.vallesina.tv/index.php?option=com_seyret&Itemid=51




Nora Cortinas a Jesi
La madre di Plaza de Mayo ha incontrato l'amministrazione comunale
http://www.vallesina.tv/index.php?option=com_seyret&Itemid=51